lunedì 23 giugno 2014

Chi istiga chi




Decideranno i giudici se davvero, in una Valle che lotta da 20 anni contro il Tav, ora pacificamente ora con atti violenti e inaccettabili, ci fosse bisogno dell’intervista di De Luca per innescare azioni illecite. Ecco le frasi incriminate dello scrittore: “La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo”. Domanda: “Dunque sabotaggi e vandalismi sono leciti?”. “Sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile… Ora l’intera valle è militarizzata… Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa”. In una democrazia davvero liberale, la legge tutelerebbe chiunque pronunci frasi del genere, comunque le si giudichi. Non perchè debba essere lecito istigare al delitto, ma perchè tagliare una rete con le cesoie non dovrebbe essere un delitto perseguito penalmente (indagini, udienza preliminare, tre gradi di giudizio, una ventina fra agenti, magistrati e avvocati coinvolti), ma un’infrazione amministrativa (accertamento del danno da parte della polizia e multa per ripararlo). Curioso che, dopo decenni trascorsi a parlare di depenalizzazioni, sopravviva nel Codice il reato di danneggiamento anche in forme così lievi, così come quello dell’istigazione a commetterlo (anche generica, erga omnes, non indirizzata a una persona in particolare), punito fino a 5 anni di galera). Ma forse non è poi tanto curioso, perchè questi reati consentono di criminalizzare anche i piccoli e innocui sabotaggi che chiunque abitasse in Valsusa o compierebbe o almeno giustificherebbe, dinanzi alla mostruosità di un’opera inutile e devastante da 20-25 miliardi (se basteranno). Un’opera che, come il Mose e tante altre boiate, è essa stessa un’istigazione a delinquere.
Se ora il suo caso, anziché il solito derby innocentisti-colpevolisti, stimolasse una riflessione su certi reati da abolire -non si tratta di violenze contro persone o di devastazioni contro cose di valore, ma di cesoie per tagliare una rete, e non per vandalismo, ma per motivi più profondi, a tutela di beni costituzionalmente ben più rilevanti di una recinzione, come l’ambiente e la salute pubblica – il processo a De Luca sarebbe comunque utile. Perciò va seguito con attenzione. Se poi dovesse arrivare una condanna, a qualcuno tornerebbe in mente ciò che disse e ripetè B. “L’evasione di chi paga il 50% dei tributi è un diritto naturale che è nel cuore degli uomini” (18-2-2004). “Se lo Stato ti chiede più di un terzo di quel che hai guadagnato, c’è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia col tuo intimo sentimento di moralità e non ti fanno sentire intimamente colpevole” (11-11-2004). “Se mi si chiede il 50% e passa di imposte, mi sento moralmente autorizzato, per quanto posso, a evadere” (17-2-2005). Parole pronunciate non da un intellettuale disorganico, da un rivoluzionario, da un cittadino ribelle, ma da un presidente del Consiglio in carica. Perchè nessuno l’ha processato per istigazione a evadere?




Marco Travaglio

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voleranno carte bollate

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