domenica 10 agosto 2014

Discorso di un senatore PD dissidente sulla riforma del Senato


"Signor Presidente, speravo di modificare il mio giudizio negativo e invece sono costretto ad aggravarlo, non solo per i contenuti, ma anche per il metodo. Non partecipo al voto, ma rimango al mio posto, per rispetto dell’Aula e del mio partito.
Il Governo ha impedito di apportare al testo quei miglioramenti che sarebbero stati ampiamente condivisi. L’Assemblea ha mostrato di non apprezzare.
Molti colleghi hanno fatto sentire il dissenso solo con il voto segreto; peccato che non lo abbiano fatto alla luce del sole.
D’altro canto, chi ha criticato in modo trasparente e leale è stato ricoperto di insulti.
Quando si tratta della Costituzione, è la qualità del dibattito a decidere in gran parte l’esito. NON ERA mai accaduto, nella storia repubblicana, che il capo del Governo imponesse una sorta di voto di fiducia sul cambiamento della Carta. Aveva promesso di tagliare i costi della politica, ma ha deciso di non ridurre il numero dei deputati e questo cedimento ha creato uno squilibrio.
La Camera diventa sei volte più grande del Senato e consente a chi vince le elezioni di utilizzare il premio di maggioranza per impossessarsi del Quirinale.
Diciamo la verità: se Berlusconi avesse modificato la Costituzione indebolendo l’indipendenza della presidenza della Repubblica avremmo riempito le piazze.
Nel Ventennio non solo a destra, ma anche a sinistra, si è rafforzato il potere esecutivo a discapito del legislativo. Eppure la seconda Repubblica non aveva concluso l’opera: ci voleva un uomo nuovo per attuare il programma della vecchia classe politica. 
La crisi italiana non è istituzionale, è politica e dipende dalla mancanza di progetti chiari e distinti. La destra non ha realizzato il liberismo che aveva promesso e la sinistra non ha contrastato le disuguaglianze come le competeva. I due poli hanno chiesto più poteri di governo, senza sapere cosa farne. Tutto ciò ha prodotto tante leggi, ma nessuna vera riforma.
Il vuoto è riempito dalle illusioni mediatiche.
La cancellazione del Senato elettivo è un incantesimo per far credere ai cittadini che ora le decisioni saranno più spedite e produrranno milioni di posti di lavoro, ma la realtà è ben diversa.
Bisognava spendere la formidabile vittoria elettorale per ottenere la svolta in Europa. Avevamo tanto atteso il semestre a guida italiana; esso poteva dare un impulso all’iniziativa diplomatica, mentre si accendevano i fuochi di guerra ad Est e nel Mediterraneo. Invece si è bloccata la nomina del Ministro degli esteri europeo. Se il premier avesse candidato Enrico Letta avrebbe dato prova di uomo di Stato che va al di là delle inimicizie personali. 
Torna il rischio di un avvitamento della crisi economica. Erano stati chiesti margini di flessibilità all’Europa, ma sono arrivate risposte negative. Il Governo si è rassegnato, passando a occuparsi solo del Senato, e oggi raggiunge il suo obiettivo. Il nostro ordinamento ne uscirà più confuso. Gli elettori non sceglieranno gli eletti e si indeboliranno i contrappesi che rendono forti le democrazie.
Tuttavia c’è un lato positivo: è finito l’alibi ventennale delle riforme istituzionali. I governi dovranno dimostrare di avere idee e capacità.”

Walter Tocci

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voleranno carte bollate

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