sabato 30 novembre 2013

Uomini e Caporali. L'originale.


«L’umanità, io l’ho divisa in due categorie di persone: Uomini e Caporali.
La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. 
Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare per tutta la vita, come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza mai la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama.
I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. 
Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza averne l’autorità, l’abilità o l’intelligenza ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque.
Dunque dottore ha capito? Caporale si nasce, non si diventa!
 A qualunque ceto essi appartengono, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso, hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi.
Pensano tutti alla stessa maniera!»
Antonio de Curtis,
 in arte TOTO’

e votano.....beh...  se non l'avete ancora capito, inutile che perda tempo con voi... ;-)

Se Renzi è la risposta...allora...

Una tassa chiamata Aci


Sopravvive così uno degli ultimi residui della normativa fascista, considerato che l’iscrizione dei veicoli al Pra è prevista da un decreto del 1927. Ma ciò che conta di più, questa tassa occulta da circa 200 milioni l’anno, cifra pari a sei volte e mezzo lo stanziamento 2014 per il dissesto idrogeologico in tutta Italia, rappresenta una formidabile assicurazione sulla vita per un carrozzone chiamato Automobile club d’Italia. L’unica federazione sportiva dipendente dal Coni che oltre a gestire per legge una funzione statale obbligatoria per i cittadini riscuote pure una imposta: il bollo auto. Ovviamente non gratis. Per la riscossione di quella tassa ha incassato lo scorso anno 41 milioni, che sommati ai 191 introitati grazie alla gestione del Pubblico registro automobilistico fanno 232 milioni. Somma alla quale vanno aggiunti 14 milioni di ricavi «diversi» dalle amministrazioni statali e dalle Regioni per i servizi di informazione sulla mobilità. Totale del fatturato pubblico, 246 milioni: vale a dire l’84,8 per cento delle entrate complessive, risultate pari a 290 milioni.
— 
pliis visit auar cauntri

giovedì 28 novembre 2013

Quegli insulti a Piano e Rubbia

«Vergogna!». L’urlo dei senatori di Forza Italia contro Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo riassume da solo il senso di vent’anni all’insegna del rovesciamento d’ogni valore. È la frase storica di una giornata che non ne ha prodotta nessuna. Proviamo a guardarla, la scena, con occhi stranieri. Come la vedono nel resto del mondo civile, non assuefatti come i nostri da decenni di talk show dove tutto è uguale a tutto. Da una parte stanno un genio dell’architettura, il “Brunelleschi del ventesimo secolo” (New York Times), un premio Nobel per la fisica degno erede della tradizione di Enrico Fermi e una ricercatrice stimata nei circoli scientifici internazionali. Dall’altra un pugno di cortigiani miracolati senza un mestiere, ben rappresentati da Bondi e Gasparri, felici di riverire un padrone già piduista, datore di lavoro di boss mafiosi, ora condannato in via definitiva per frode fiscale, in primo grado per prostituzione minorile, sotto processo per corruzione di giudici e po-litici, considerato un «clown» da mezza stampa mondiale. E questi dicono a quelli «vergognatevi!». «Sublime» l’ha definito Piano, a ragione.
Nella logica sotto-culturale del berlusconismo il tutto, s’intende, non fa una piega. Se Berlusconi vincerà ancora, probabilmente avremo una via di Palermo intitolata a Vittorio Mangano, eroe. E se il capo mandamento di Porta Nuova e killer della mafia è un eroe, ne consegue che un premio Nobel debba vergognarsi, e noi con lui. L’odio viscerale dei berluscones per chiunque si ostini a onorare il nome dell’Italia nel mondo è del resto antico quanto il berlusconismo. Prima di Rubbia e Piano, il bersaglio preferito degli strali dei cortigiani di re Silvio era Rita Levi Montalcini, anche lei macchiata da un premio Nobel. «Una vecchia rimbambita », «le porteremo le stampelle a casa » (Storace), «è molto meglio Scilipoti di quella là» (Bossi). La gloria scientifica, in effetti, rischia di rovinare all’estero la solida fama degli italiani come puttanieri, mafiosi, frodatori del fisco e corrotti, che per fortuna altri personaggi pubblici continuano a tenere ben alta e con malcelata fierezza.
È questo disprezzo per l’eccellenza ad animare il livore sempiterno dei berluscones.
Naturalmente poi bisogna cercare un pretesto. In questo caso si sono scagliati contro le troppe assenze dei senatori a vita, che pure in media sono stati presenti alle votazioni del Senato molto più del loro beneamato leader Berlusconi. Il quale, peraltro, non ha neppure l’alibi di essere impegnato in studi cruciali per il futuro dell’umanità come Rubbia, o di avere una dozzina di cantieri aperti in tre o quattro continenti, come Piano. Per quanto, certo, il bunga bunga prenda un sacco di tempo e di energie.
Il rovesciamento della realtà e dei valori è del resto tanto più efficace quanto più è radicale e insistito. Con l’aiuto dei talk show siamo, infatti, l’unica nazione nella storia della democrazia che sta discutendo da mesi se è proprio il caso di interdire dalle cariche pubbliche un delinquente. Si tratta del capolavoro finale dell’egemonia culturale berlusconiana di un intero ventennio. La totale perdita di senso delle parole.
“Vergogna”, secondo il dizionario italiano, “è il turbamento o il timore che si provano per azioni sconvenienti, indecenti, indecorose che sono o possono essere causa di disonore e rimprovero”. Ma è evidente che ormai lo Zingarelli, così come la Costituzione, è vecchio e va riscritto.
Curzio Maltese 
-su Repubblica di oggi

mercoledì 27 novembre 2013

Qualche berlusconiano non l'ha presa bene...

Degustazione di tartufi

Ecco le spese del governatore Cota”, 
presidente di Regione Piemonte, Lega Nord. 
Leggiamo da La Stampa di oggi:
Piccole spese politiche del governatore del Piemonte. 
Spremuta e Pall Mall azzurre. Tre coperti da Celestina, ai Parioli di Roma, il 14 aprile 2011. Sei coperti al ristorante al Duello, lo stesso giorno, ancora Roma. Quattro chili di pasticceria per 126 euro a Torino. Cynar, grappa e coppa mista di gelato, una domenica notte. Due degustazioni di tartufi da Eataly. Quattro pacchi di Pall Mall azzurre. Un libro antico da 200 euro. Un regalo di nozze da 380 euro «per rappresentanza», all’assessore Michele Coppola. Poi cravatte, argenteria, un caricabatterie. Deodorante, spazzolino, Marlboro da 20. Una cornice. Una valigia. Un dvd (“Fair Game - Caccia alla spia”, ndr). Cipster, taralli, M&M’s, arachidi. Quattro coperti al Legal Sea Food di Boston, 110 euro alla taverna Antico Agnello di Novara. Ventidue coperti da Celestina ai Parioli, con cinque ricevute diverse nello stesso giorno. E poi, il 20 aprile 2011: nove pasti con tre scontrini, fra Roma, Torino e un bar dell’aeroporto. 
Totale: 25.410 euro non giustificabili.
 La storia è tutta qui.
Il governatore Roberto Cota è furibondo, grida al complotto...

nonleggerlo

Patetici

martedì 26 novembre 2013

Parla per te!



Altro che giornata mondiale contro la violenza sulla donne. Pur di difendere Silvio Berlusconi, vicino alla decadenza per la condanna definitiva in frode fiscale e con l’immagine devastata dopo la pubblicazione delle motivazioni della condanna sul caso Ruby, la deputata bolzanina Michaela Biancofiore non ha trovato di meglio che accusare «la maggior parte delle donne», responsabili a suo dire di «blandire e gettarsi ai piedi degli uomini potenti».

domenica 24 novembre 2013

sabato 23 novembre 2013

E a dirla tutta....

Gentile Signora Comi, la prego di scusarmi se mi permetto di scriverle questa lettera, io che sono sarda e dunque ignorante.
Vorrei farle sapere alcune cose, se lei che ha studiato alla Bocconi e dunque è colta, avrà la condiscendenza di leggermi fino in fondo.
Vorrei dirle che la famiglia di brasiliani perduta tutta intera, madre padre e due figli, non si erano rifugiati nello scantinato per resistere alla pioggia assassina: loro in quel mini appartamento ci abitavano, ci vivevano. Io non so dove lei viva, signora Comi, certo non in un seminterrato visto che sta al Parlamento Europeo e dunque non ha bisogno di adattare una cantina ad abitazione.
Vorrei farle sapere anche che il poliziotto morto ammazzato da un ponte che è crollato proprio mentre lui era in servizio e apriva la strada ad un’ambulanza che soccorreva dei feriti, nemmeno lui era un ignorante e non si era rifugiato da nessuna parte: era proprio in servizio, mi creda. Ma il ponte ha ceduto, signora Comi, e quel ponte doveva essere proprio malconcio, come quello su cui sono morti altri due “ignoranti” nel loro fuoristrada; malconcio come tanti altri che da anni attendono di essere risanati dopo le alluvioni passate, e di cui la Regione si è già dimenticata. La “nostra” Regione, signora, quella amministrata da un suo compagno di partito che ha ritenuto poco importante stanziare fondi ai Comuni sardi per opere di mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico (che per le persone ignoranti come noi sardi significa “prevenzione”).
Vorrei farle sapere che mamma e bimba morte in auto mentre tornavano a casa non si erano rifugiate in alcuno scantinato, e neppure quel padre che ha tentato inutilmente di sottrarre almeno il figlio dalla furia del fango, prima di cedere alla violenza che glielo ha strappato dal suo disperato abbraccio.
E potrei continuare, signora Comi, magari potremmo sperare che chi ancora non è tornato perché l’acqua lo ha sorpreso mentre cercava di riportare a casa il bestiame (ma lei cosa ne sa, mi perdoni, di campagna di mucche di fango, di puzza di letame?) che possa ancora essere vivo, che possa tornare…
Ma non voglio tediarla, a quest’ora lei già si starà domandando cosa vuole questa ignorantissima sarda che non sa che bisogna chiamarla onorevole, e continua a rivolgersi a lei col “signora”.
Ma sa, signora: ciò che ha detto l’altra sera in tv non è proprio per nulla onorevole, e volevo farglielo sapere.
E a dirla tutta, non è nemmeno molto da signora, deputata europea Lara Comi.
Risposta di Marina Moncelsi all’europarlamentare Lara Comi


 

martedì 19 novembre 2013

domenica 17 novembre 2013

martedì 5 novembre 2013

il Partito dei Cretini

Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il Partito dei Cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò Partito degli Intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono.
— Dino Risi 

Nuovo gesto umanitario

voleranno carte bollate

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