lunedì 30 maggio 2011

Santalmassi: Comunque vada, hanno perso tutti, maggioranza e opposizione.

Naturalmente è poco importante che perda l'opposizione: c'è abituata.
Molto importante, invece, se perde Berlusconi.
Primo, perché non c'è abituato. Ma soprattutto perché questo è comunque un voto epocale.
Anche se non si sanno ancora i risultati, vi spiego perché.

Berlusconi:
Da 17 anni promette sempre le stesse cose, e non ne mantiene una.
In questo continuo riproporre e riproporsi ormai stantío, hanno capito tutto, in successione:
Marco Follini e Pierferdinando Casini, due legislature fa.
Gianfranco Fini, in questa.

Capì tutto sin nel 1994 Umberto Bossi. Ma l'imperizia del centrosinistra prima e la malattia poi hanno posto Bossi nella obbligata condizione di riprovarci. Adesso, trattandosi degli ultimi saldi, cerca di spuntare il massimo prima di mollare Berlusconi al suo destino. Il che avverrà. Non dimentichiamoci che la Lega al primo turno ha perso da per tutto, rispetto alle passate amministrative.

Poi finalmente hanno capito gli industriali, nelle persone tutt'altro che marginali dei presidenti di Confindustria di dieci anni fa, Antonio D'Amato (che ha motivato il suo endorsement addirittura per De Magistris a Napoli e per di più contro il suo collega capo degli industriali locali, Lettieri); e di oggi, Emma Marcegaglia ("abbiamo sprecato dieci anni!").
Anche loro due ci hanno creduto. Ma poi, di fronte all'inconsistenza si sono dovuti ricredere.

Infine hanno capito gli elettori. Soprattutto quel ceto medio borghese, illuminato, moderato, liberale e riformista da sempre spina dorsale delle società contemporanee.

Come già ebbi modo di scrivere, puoi ingannare tutti per un giorno; uno per sempre; non puoi ingannare tutti per sempre.

A Milano, dove il voto per un sindaco ha il valore del referendum su Berlusconi perché così ha voluto lui, il presidente del consiglio ha dimezzato le preferenze.

Di suo ci ha messo molto la Moratti Letizia.
Mediocre sindaco della città, si è dimostrato più a capo di un comitato di affari che amministratrice di una comunità.
In più si è messa a fare la berluschina:
via le multe;
via l'ecopass;
nessun aumento di tasse.

In compenso, una Expo spaventosamente fondata sul nulla, sui litigi. E col sispetto che serva solo a distribuire ingenti fondi pubblici per premiare chi tre anni fa assicurò il suo sostegno all'avventura di Alitalia: un'altra di quelle carte elettorali giocata spregiudicatamente da Berlusconi: l'italianità della compagnia di bandiera, protetta con la garanzia del monopolio sulla tratta più ricca Milano-Roma (un prezzo pari a un Roma-New York).

Ma penso che l'errore più grave la Moratti l'abbia commesso attaccando a tradimento (all'ultima parola, per non dar modo a Pisapia di rispondere) il suo avversario. Ha clamorosamente sbagliato bersaglio.
Ma non è stata punita per la trappola tesa.
Ma perché insinuando contro Pisapia la falsità del furto d'auto per favorire dei terroristi, è rimasta vittima di un abbaglio antropologico-culturale.
A Milano, la borghesia (o meglio, una parte di essa) porta indosso insanabile la ferita dell'accusa di paternità della morte del giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi. Gli assassini di Tobagi furono Morandini e Barbone.
Due figli della borghesia meneghina: uno figlio del critico teatrale del Giorno, l'altro figlio di un altissimo dirigente e manager della Sansoni.
Due borghesi come a Milano che ne sono tanti, città culla com'è della borghesia industriale, editoriale, culturale e politica del paese per decenni (il centrosinistra nacque a Milano, nelle sale e dibattiti del club Turati e nelle scuole e università e aziende).
Sentirsi ricordare le responsabilità per la morte di Walter Tobagi, e' equivalso al sentirsi arrivare un poderoso calcio nelle parti basse.
E più che risentirsi, alla Moratti si è ribellata.

A Napoli.
Idem: in scena la pantomima del "ghe pensi mi" per i rifiuti, la promessa di non demolire le case abusive...insomma un tale cumulo di benessere promesso ma frutto di illegalità tali che - pur di cambiare - ha spinto i napoletani in massa persino verso uno come De Magistris, l'iniziatore delle cause perse.

Ma sarà così anche a Cagliari e Trieste.

Aggiungo una considerazione. In minima parte, e sottolinea in minima parte, ha pesato, ha influito sul voto del primo turno anche le immagini di un grande della terra come Dominique Strauss Kahn, trascinato negli Stati Uniti in manette e barba lunga davanti al giudice per violenza sessuale.
Da noi Berlusconi invece ha fatto e disfatto Parlamenti e legislature per cambiare le leggi per proteggersi dalla legge.

Basta.
L'elettorato ha detto basta.
Non vuol sentir parlare di un altro nome per il Pdl, di un'altra frustata all'economia, di un altro abbassamento delle tasse, di un altro ponte sullo stretto, di un nuovo progetto, di un altro congresso....
Basta.
Anche se i problemi restano intatti.
Berlusconi va a casa con l'ignominia di non aver fatto, per un paese che ha bisogno soprattutto di riforme, nulla, se non tentato il tutto per tutto per conservare, soprattutto se stesso.

I problemi restano tutti. Perché entrambi i poli, centrosinistra e centrodestra, sono andati o sono stati mandati a casa e si sono logorati come classe dirigente in questi 20 anni non per aver fatto (qualcosa di sbagliato persino), ma per non aver fatto nulla di quello che è richiesto dal paese.
Maggiore il disonore per Berlusconi, che la maggioranza ce l'aveva, e sterminata.
Prodi (ugualmente colpevole) non ce l'aveva.

In realtà l'Italia non ha nè una maggioranza nè un'opposizione degne di questo nome.
E se c'è qualcuno che stasera non può festeggiare, se non la caduta del tiranno (malato di sesso, come scrisse anni fa Veronica la moglie, e di mente come ha constatato quattro giorni fa Obama a Deauville), è l'opposizione. Il tiranno è caduto per demerito proprio.
E non per merito dell'opposizione.

Ma ne parlerò domani. A risultati acquisiti.

Che se saranno diversi dal primo turno, e Berlusconi avrà vinto, in che modo potrà cambiare, essere diversa questa analisi?

GIANCARLO SANTALMASSI

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voleranno carte bollate

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