domenica 25 marzo 2012

Ricordando Tabucchi ...Travaglio "seppellisce" Ferrara

Tabucchi non ne faceva passare nessuna a nessuno.
 Uno dei suoi bersagli prediletti era Giuliano Ferrara, il più servile dei servi berlusconiani eppure sempre considerato “intelligente” da chi a Berlusconi avrebbe dovuto opporsi. 
Una sera, a Porta a Porta, Ferrara definì l’Unità di Furio Colombo e Antonio Padellaro “giornale omicida” e accusò Colombo e Tabucchi di essere nientemeno che i “mandanti linguistici del mio prossimo assassinio” (che naturalmente non ci fu). 
Qualche anno dopo rubò letteralmente un articolo che Tabucchi aveva scritto per Le Monde, in cui ricordava i trascorsi di Ferrara come spia prezzolata della Cia, e lo pubblicò in anticipo sul Foglio. Tabucchi gli fece causa al Tribunale di Parigi, e la vinse. 
Ricordo la sua soddisfazione appena uscì la sentenza, che riportava il tragicomico interrogatorio di Ferrara, il quale ammetteva che, sì, aveva confessato lui stesso di aver fatto l’informatore a pagamento di un servizio segreto straniero, ma non era vero niente, la sua era solo una “provocazione”: tant’è che – aggiunse – non ci sono le prove. 
Figurarsi la faccia dei giudici parigini dinanzi a questo “giornalista” ed ex-ministro italiano che si vanta di raccontare frottole sulla propria vita e aggiunge: trovate le prove di quel che scrivo, se ne siete capaci. Infatti fu condannato su due piedi. 
Ecco, in quella sentenza, oltre a quello dei giudici, c’era anche tutto lo stupore di Antonio, che essendo un cittadino del mondo prestato all’Italia non riusciva a tollerare tutto ciò che, per assuefazione e rassegnazione, in Italia si ingoia e si digerisce. 
E si ostinava a chiamare le cose con il loro nome: quello berlusconiano era un “regime”, chi non lo ostacolava era un “complice”, chi lo sosteneva era un “servo”, chi deviava dal dettato costituzionale era un “eversore”, chi violava le leggi era un “delinquente”, chi approfittava delle cariche pubbliche per farsi gli affari suoi era in “conflitto d’interessi”, dunque “ineleggibile”.
 Per questo Tabucchi era isolato e malsopportato nel mondo degli intellettuali italiani: perché, essendo un uomo libero, mostrava loro col suo esempio ciò che avrebbero dovuto essere e invece non erano. 
Per viltà, conformismo, sciatteria, convenienza, paraculaggine, quieto vivere.
Travaglio ricordando Tabucchi

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voleranno carte bollate

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