mercoledì 2 maggio 2012

Tutti contro Grillo! ....paura vero?

Il linciaggio contro Beppe Grillo continua, che più scemo non si può. Prima i politici, poi i cervelli alla piastra, gli intelligentoni fritti da talk show, poi Eugenio Scalfari e i giornalisti, da sinistra a destra, compatti, ora anche i comici con Fiorello, che di politica non ha mai capito una mazza e furbetto com’è non si era schierato mai, e invece una bella mazzata a Grillo non se la risparmia. Fiorello con il ditino alzato che sgrida il maestro di tutti i comici italiani (come un Aldo Grasso qualsiasi) per una battuta mal letta, mal riportata e male interpretata sulla mafia, mette tristezza come una trattoria sul mare, sotto la pioggia. Questo è un paese di gobbi abituati a leccare i piedi alla politica più invasiva del pianeta. La verità è sempre oscena ma è ancora più osceno scandalizzarsene, ossia vigliacco, e se è beato il Paese che non ha bisogno di eroi, l’Italia è già tutta in Paradiso, ma che palle.

Beppe Grillo è e resterà sempre un comico,tuttavia in un suo discorso politico c’è più estro, creatività, fantasia, conoscenza, intelligenza e percezione del mondo di mille comizi dei nostri onorevoli professionisti. È un Gramsci al pesto. Embe’? Alzate gli occhi al cielo: vedete aquile? Allora “chapeau” alle rondini. È ricco sfondato? Sì, non perché ruba come gli amministratori della Lega e della Margherita, perché riempie i teatri tenda e i palazzetti dello sport, senza che le tv della Rai e di Mediaset gli battano la grancassa.

Ho conosciuto Beppe Grillo dieci anni fa, abbiamo trascorso un’intera giornata insieme a Genova, e dopo svariate ore ci siamo rimasti simpaticamente sulle palle. Mai più visti. Abbiamo smentito nei fatti tutti quelli che ci avevano organizzato un incontro “al buio” perché pronosticavano una collaborazione perfetta.
La verità? Avevo torto io. Volevo riportarlo in Rai. Nella mia spettacolare ingenuità avevo creduto alle ampie rassicurazioni di alcuni dirigenti che non sarebbe mai stato censurato. Grillo mi rispose picche con una controproposta altrettanto impossibile, un sì che era no: “Sì ma nel programma non possono mettere un filo di pubblicità”. Poi mi chiese perché perdevo tempo con la Rai e con Mediaset, aggiunse che la tv generalista era morta, che l’unico modo per essere liberi sarebbe stato andare in giro come lui nei teatri tenda. Aveva ragione. Ma io ero di quelli che credono che le rivoluzioni vanno fatte dall’interno, e me ne andai con le pive nel sacco. (Non ho mai capito perché per andarsene ‘delusi e scornati’ si dica così. Pive, che io sappia, sono le cornamuse. Come si fa ad andarsene con le cornamuse in saccoccia? Sarà un rito da scozzesi obesi? Oppure deriva da pigolare. Chissà.) Cosa stavo dicendo? Ah sì, me ne sono andato “pigolando” e dimenticandomi tutto il resto fino a qualche giorno fa. “Tutto il resto” fu il discorso che mi fece Grillo, durata 7 ore e 42 minuti filati, in cui non smise mai di parlare con l’ausilio di libri, Internet, documenti cartacei e filmati. E diceva esattamente le cose che dice oggi, aggiornandosi e ricaricandosi continuamente come una Duracell.

Ricordate gli ultimi giorni di Lenny Bruce, il comico più irriverente degli Stati Uniti? Sul palco raccontava delle sue vicissitudini giudiziarie per difendersi da chi trovava osceni o scandalosi i suoi testi. E il pubblico si annoiava a morte. Gli pronosticai la stessa fine. Mi sbagliai ancora. Grillo è riuscito a riempire i teatri facendo spettacolo sulle cose serie e azzeccandoci pure, basti pensare alle sue denuncie sull’inaffidabilità dei titoli Parmalat, mentre tutti gli istituti di rating internazionali, gli stessi che oggi ci mandano in rovina con i loro voti pessimi sull’affidabilità del nostro Paese, davano alla Parmalat il massimo dei giudizi positivi: la tripla A.

Un’ultima cosa la devo a tutti quelli (davvero tanti) che sono intervenuti sull’argomento. Come la grande maggioranza di voi non so più a chi santo votarmi, perché di santi e di aquile in Italia non se ne vedono. Il paese, al contrario, pullula di faccioni dei quali, grazie a Vespa & Company, conosciamo anche il numero dei peli del naso. E sarà pure qualunquista, ma non essendo né aquile né santi, la loro esposizione continua ce li rende stomachevoli. Oltretutto dicono sempre le stesse cose, non si coltivano, sono generalmente banali ed era più saggia Nonna Papera. Ossia non so chi votare. Ho detto che non voterò il movimento di Grillo per sgombrare il campo dagli equivoci e perché non sono d’accordo con molte delle sue opinioni. Ci penserò, mi documenterò, i dubbi mi attraversano come il vento una porta aperta ma poi la chiudo e decido. Mi sconcerta, ripeto, il modo in cui Grillo viene attaccato da tutto il cucuzzaro, il fatto che lui lo attacchi a sua volta è perfettamente ovvio: la vera satira è questa. E lui è il numero uno. Questo povero paese ha una fifa enorme della satira di un uomo libero, colto, creativo, che fra battute feroci e qualche immane cazzata, trasmette conoscenza e scienza. Soprattutto è l’unico “politico” ad essere in sintonia profonda con la tecnologia e il futuro.



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