Un giovane funzionario che aveva già confessato di aver ricevuto denaro in quattro occasioni, la prima volta 250mila lire (all'epoca era l'equivalente di uno stipendio).
Mentre lo aspettavo cercavo d’immaginarmelo: non avevo mai visto un corrotto in vita mia. Me li immaginavo come i Visitors, con la lingua verde. Invece no, era identico a me. Quasi la stessa età, avrebbe potuto essere un mio compagno di università o di serate in discoteca.
L’unica domanda che gli feci fu: come fa un ragazzo di 27 anni a vendersi per 250 mila lire? È un’età in cui bisognerebbe essere pieni di entusiasmo, di ideali…
L’unica domanda che gli feci fu: come fa un ragazzo di 27 anni a vendersi per 250 mila lire? È un’età in cui bisognerebbe essere pieni di entusiasmo, di ideali…
Lui rimase un po’ in silenzio e poi mi disse: “Lei non può capire, perché fa parte di un mondo dove essere onesto o disonesto dipende soltanto da lei. Io dopo qualche giorno che ero arrivato lì ho capito, non solo che rubavano tutti, ma anche che non sarebbe stato tollerato un comportamento differente: sarebbe stato un pericolo per gli altri. Quando il mio superiore mi ha messo in mano i soldi la prima volta, ho temuto che se non li avessi presi mi avrebbero cacciato. E non avuto il coraggio che ci voleva per essere onesto. Lei non lo può capire perché a lei questo coraggio non è richiesto”.
Questa risposta me la sono portata dietro per tutta la mia vita professionale. A oggi non è mi è mai capitato che qualcuno mi offrisse dei soldi.
— | Piercamillo Davigo. |
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